lunedì 8 febbraio 2016

Family Day

Il 30 Gennaio ho avuto a splendida opportunità di partecipare al Family Day. Io e il Pianista siamo andati in macchina con degli amici fino a Roma e ci siamo uniti alla grande folla del Circo Massimo, esaltati come non mai. Abbiamo ascoltato i discorsi di chi era venuto per noi a parlare e ne siamo rimasti affascinati. Siamo scesi in mezzo alle persone e io mi sentivo felice perché difendevo e testimoniavo una delle cose che più mi sta a cuore. Mentre ero lì pensavo ai miei fratellini più piccoli a casa e questo mi dava una carica incredibile. Quando sono scesa ero agguerrita e pronta a tutto quando sono tornata ero felice e piena di speranza.
Anche in classe, nell'ora di Religione, ne abbiamo parlato e io ho raccontato di quello a cui avevo partecipato e, nonostante qualcuno non fosse d'accordo con me, ho continuato a difendere le mie idee, perché sono basate sulla mia esperienza di vita. Io penso che l'amore che due genitori che si amano possono dare ai loro bambini non può esistere tre due uomini o due donne, che un bambino ha bisogno di vedere l'amore vero tra i suoi genitori, mentre quell'amore che la società ora ci vende è solo un volersi tanto tanto bene, ma, scusate, quello che vedo tra i miei genitori è qualcosa di molto più profondo, qualcosa che non riesco a spiegare a parole. Ed è di questo amore, penso io, che un bambino ha bisogno.
Io non penso di sapere qual è la cosa giusta, non penso di essere la più intelligente né tantomeno che tutti quanti stiano sbagliando, semplicemente io dico quello vedo, descrivo la realtà che mi circonda e penso che sia la cosa giusta per me e per i miei fratelli. Per questo tengo molto a farlo sapere a tutti, perché io così sono felice.

venerdì 11 dicembre 2015

Musica dal vivo

Nella caotica vita quotidiana della nostra famiglia, non poteva certo mancare una colonna sonora degna di questo nome. Certo, spesso la domenica ascoltiamo musica; che sia classica, che sia jazz, a papà piace ascoltare buona musica mentre cucina. Ma la musica dal vivo è ineguagliabile. Nello studio, c'è un bellissimo pianoforte nero, che papà non chiude mai perché "sembra una cassa da morto"; ci sono sempre almeno tre spartiti diversi, aperti sull'ultimo brano suonato. Di solito nel pomeriggio è il Pianista ad esercitarsi in vista della nuova lezione, alla sera invece papà sperimenta nuove musiche o riprende vecchi brani che non suonava da molto.
Ovviamente il nostro bellissimo pianoforte è grande fonte di curiosità per i bimbi che cominciano a camminare e ad alzarsi in punta di piedi. C'è una foto appesa in corridoio delle manine del Cavaliere che si "arrampica" per arrivare a toccare i tasti bianchi. Se il grande strumento suscita curiosità, il suono che emette affascina il piccolo bimbo che si è spinto fino a schiacciare i tasti. 
Anche gli amici invitati a casa sono molto incuriositi dal pianoforte, e silenziosi provano a toccare un tasto, per poi nascondere la mano dietro la schiena e sostenere la propria innocenza. Da quando siamo cresciuti di numero, infatti, la frase "Non toccare il pianoforte, non è un giocattolo!" è stata ripetuta allo sfinimento, fino ad arrivare a sgridarci tra noi, quando mamma e papà non si accorgono.
In questo periodo, se si passa davanti allo studio si può vedere papà seduto sullo sgabello che suona con una mano sola, mentre l'altra regge la Patata che guarda incuriosita le mani del suo papà.

Recentemente la Polpetta ha cominciato a riprodurre melodie spesso sentite in casa (ogni riferimento alle colonne sonore de Il Signore degli Anelli e Harry Potter è puramente casuale) e così ha chiesto di poter prendere lezioni come il Pianista; ora non sono più due i pianisti in casa ma tre (senza contare la Streghetta che deve seguire le orme della sorella). Ogni tanto anche io e il Cavaliere strimpelliamo qualche motivetto, ma lui suona la tromba, mentre io sto aspettando l'anno prossimo in cui forse comincerò lezioni di violino. Poi l'Elfo comincia a suonare la batteria e mettiamo su una banda.

(In realtà la mamma non vuole che l'Elfo suoni la batteria, ma io ce lo vedo troppo (: )

lunedì 16 novembre 2015

Parigi

Mi ero ripromessa di scrivere su questo blog solo cose "belle", ma non posso ignorare un fatto come quello successo a Parigi. Così ho deciso di scrivere un mio pensiero al riguardo.
L'altra sera ho parlato con i miei genitori di quanto successo venerdì a Parigi, e ho capito cosa intendeva la mia prof. con la differenza tra reazione istintiva e giudizio. Io mi ero fermata a quello che avevo letto nell'articolo di Fontana, cioè che è incredibile che, con tutti gli apparecchi tecnologici che esistono ora, nessuno sia riuscito a intercettare una chiamata di questi che si mettono d'accordo. Ma parlando con i miei ho capito che non è la sicurezza il problema. Quello che è sconvolgente è che queste persone erano convinte di fare del bene facendosi esplodere. Fin da piccoli sono stati educati al fatto che la cosa più grande che puoi fare è, ammazzandoti, eliminare gli infedeli. Non danno valore alla singola persona, alla vita; non hanno niente di grande per cui val la pena vivere.

Ho letto di uno che ha scritto "Essere cauti. Non avere paura. Queste persone vogliono diffondere la paura. Se si mostra paura vincono. E il male non deve mai vincere. Essere coraggiosi. Essere forti." e quello che mi ha lasciata un po' dubbiosa è il loro, come se fossimo noi e loro, noi umani e loro bestie. Non mi sento di fare questa drastica divisione, perché quello che hanno fatto queste persone secondo loro era la cosa più grande che potessero fare, si sentivano martiri. Queste persone pensano che se vinceranno questa guerra e convertiranno tutti all'Islam saranno tutti felici, ed essere felice è il desiderio di ogni uomo.

Altre persone scrivono #IoStoConParigi, come la settimana scorsa #IoStoConVale, perché? Un hastag non risolverà sicuramente la situazione. Io non so cosa si potrebbe o dovrebbe fare ora, l'unica cosa che io posso fare è pregare, ora più che mai.

venerdì 6 novembre 2015

"Tu Pumba!"

L'Elfo ha tante passioni, come Il Re Leone e le action figures di un po' tutti gli animali. Ha una scatola con dentro tutti i suoi giochi, tra cui Simba, Scar e Timon e Pumba anticamente appartenuti al Pianista. Oggi abbiamo tirato fuori quella scatola, dato che ci eravamo annoiati a distruggere piste di legnetti con le macchinine, e l'Elfo mi ha passato Pumba dicendo "Tu Pumba!" invece di sentirmi onorata per l'ottimo complimento (per chi non lo sapesse, Pumba non è proprio un figurino)  ho provato a insegnargli qualcosa di diverso da i soliti "ti voglio bene" o contare fino a cinque in tedesco (cose che insegnano tutte le mamme e/o sorelle maggiori, insomma), allora ho preso in mano il leone di plastica e ho chiesto

lunedì 2 novembre 2015

“Sono tutti suoi?” “No, ne ho altri tre a casa”



A questa risposta puntualmente segue lo sguardo sbigottito di una commessa o di un passante curioso, e poi i classici “Complimenti!” “Ma come fa?” “Avete una squadra di calcio familiare?” risata collettiva. Tantissime persone rimangono sbalordite quando si parla di numeri. Ma la verità è che ormai ci siamo abituati: spesso a tavola ci guardiamo e diciamo "Sembriamo pochi..." ed è vero, non lo diciamo tanto per dire. Ovviamente non ci sembriamo pochi quando dobbiamo stringerci come sardine per starci tutti sul divano, è una questione di prospettiva. Per non parlare della spesa: ogni volta dobbiamo andare almeno in tre a scaricare tutti i sacchetti pieni di cibo dalla macchina, portarli in casa e appoggiarli sul tavolo, poi la mamma farà la magia e tutto ci starà nel frigorifero. Tutti insieme formiamo una -quasi- perfetta catena di montaggio, ed ognuno ha il suo incarico personale; io, ad esempio, ho l'incarico fisso di sparecchiare e "fare la cucina" tutte le sere, e ogni tanto aiuto mia mamma a piegare i vestiti puliti (recentemente ho anche cominciato a stirare); il Pianista porta giù la spazzatura e ogni tanto sparecchia al posto mio; il Cavaliere sparecchia a pranzo, quando torna da scuola, e la Polpetta mi aiuta a sparecchiare la cena; infine la Streghetta apparecchia la cena e la colazione (quando si ricorda); l'Elfo e la Patata invece, sono ancora troppo piccolini, nonostante l'Elfo ogni tanto mi aiuti a mettere via due o tre posate, o a riempire l'acqua.

domenica 1 novembre 2015

“Tesoro, la mamma aspetta un fratellino!” “Un altro?!”

Essendo la prima di sette, in casa sono quella che ha sentito più volte la frase “Arriva un fratellino!”. E ne sono sempre stata contentissima, mi piacciono i bambini. Nella nostra famiglia, nessuno si è mai lamentato perché siamo troppi, o nessuno ha mai detto di sentirsi trascurato. Ovviamente la battuta “Uno più, uno meno” l’abbiamo sempre fatta, ma sono certa che nessuno dei miei fratelli pensi che sarebbe più felice se fosse figlio unico, e nemmeno io lo penso. Per scherzare, dico spesso alle persone che i miei genitori, essendo entrambi figli unici, hanno voluto compensare, e questo forse è vero. Certo è difficile, non lo nego, ma è bello. Io sono stata figlia unica per un anno, e da allora ho sempre avuto qualcuno con cui giocare.